Il Microbiota e le malattie cardiovascolari: le nuove frontiere

IL MICROBIOTA E LE MALATTIE CARDIOVASCOLARI

Negli ultimi anni ci sono stati molti studi recenti che hanno confermato l’importanza del microbiota sottolineando come esso partecipi in maniera rilevante al mantenimento e alla promozione del nostro stato di salute.

Il microbiota consiste nella popolazione microbica presente nella totalità del nostro organismo il quale si concentra maggiormente in aree come l’intestino, lo stomaco e la cute, e che ha relazioni dimostrate di interscambio in grado di influenzare in maniera attiva diversi organi e apparati come il sistema gastroenterico, il sistema immunitario, il sistema endocrino e il sistema nervoso.

Proprio date le sue molteplici interazioni con questi sistemi, diversi ricercatori hanno voluto capire che ruolo potesse avere il microbiota nello sviluppo delle malattie cardiovascolari le quali hanno un’origine cosiddetta multifattoriale ovvero che dipende da più fattori.

Le malattie cardiovascolari sono da sempre al centro della ricerca nella medicina preventiva, interventistica ed epidemiologica in quanto rappresentano la prima causa di morte nelle società industrializzate, e colpiscono anche la popolazione in età produttiva promuovendo disabilità e aumentando i costi legati alla spesa pubblica.

Nonostante si sappia da tempo che le malattie cardiovascolari sono influenzate da fattori modificabili come fumo, dieta, stile di vita, e fattori non modificabili come età, sesso e genetica, risulta comunque difficile capirne i percorsi eziopatogenetici ovvero quei meccanismi che fanno ammalare un individuo rispetto ad un altro.

Lo studio del microbiota potrebbe orientarci nel capire come mai gli ultraottantenni che fumano da quando hanno 16 anni sono ancora vivi e in salute, mentre il triatleta di 40 anni viene colto da un infarto cardiaco.

L’ipertensione o pressione alta è uno dei principali fattori di rischio che incide grandemente sulle probabilità o meno di sviluppare una malattia cardiovascolare, e proprio l’ipertensione è stata oggetto di studio da parte dei gruppi di ricerca di Chen et al. e Tao et al.  i quali hanno scoperto che nel microbiota dei soggetti ipertesi rispetto a quelli che non presentavano ipertensione a parità di condizioni, vi erano maggiori concentrazioni di popolazioni microbiche come Prevotella, Klebsiella, e Streptococcus, mentre scarseggiavano le colonie di Roesburia e Faecalibacterium prausnitzii, inoltre hanno scoperto che la prevalenza delle specie associate allo sviluppo di ipertensione sono produttori di metaboliti particolari tra cui l’acido stearico che è frequentemente associato all’ipertensione mentre le specie prevalenti nei soggetti non ipertesi sono produttori di metaboliti come acidi grassi a catena corta (SCFAs) ritenuti protettivi per la salute.

Un altro gruppo di ricerca che ha pubblicato un importante articolo sul JOURNAL OF THE AMERICAN COLLEGE OF CARDIOLOGY del 2019, ha evidenziato che i fattori che comprendono il microbiota i quali influenzano lo sviluppo delle malattie cardiovascolari sono:

  • I SALI BILIARI CONIUGATI: il microbiota partecipa in maniera attiva al metabolismo dei Sali biliari i quali sono dei composti prodotti dal fegato e contenuti nella cistifellea che vengono riversati nell’intestino per digerire i grassi. Questi Sali a seconda del microbiota che “li digerisce” possono essere trasformati ed avere delle azioni attive che possono promuovere o proteggere dalle malattie cardiovascolari. Pensate che queste sostanze sono state anche impiegate come farmaci in alcune ricerche e per la cura di alcune patologie.
  • LIPOPOLISACCARIDI: Queste sostanze sono prodotte da alcune categorie di batteri che rientrano nella famiglia dei gram negativi che sono quasi sempre associate a stati patologici soprattutto a livello gastrointestinale. I ricercatori hanno notato come il lipopolisaccaride prodotto da questi batteri possa causare un’infiammazione detta di basso grado, ovvero non immediatamente percepibile ma che contribuisce allo sviluppo di malattie cardiovascolari.    Questo sarebbe dovuto alla capacità di questa sostanza di rendere maggiormente permeabili le pareti dell’intestino che normalmente dovrebbero “schermarci” dalle sostanze nocive.
  • SCFAs o ACIDI GRASSI A CATENA CORTA: Già menzionati prima sono relazionati positivamente con il microbiota cosiddetto “buono”, infatti essi nutrono i batteri buoni e noi stessi oltre che avere un’azione positiva sull’infiammazione, la regolazione del sistema nervoso e sulla pressione alta. Inoltre in maggioranza a loro sono dovuti gli effetti benefici dei prebiotici e probiotici.
  • OSSIDO DI TRIMETILAMMINA o TMAO: Lo sviluppo di questa molecola è dovuta alla trasformazione da parte del microbiota o del fegato di sostanze come la TRIMETILAMMINA o TMA che è contenuta in alcune molecole come la colina, la fosfatidilcolina e la l-carnitina. Queste tre molecole sono derivate principalmente da prodotti di origine animale come carni rosse o fortemente processate, uova, latte o pesce.  Il loro ruolo è principalmente di tipo predittivo del rischio cardiovascolare ovvero i soggetti che avevano maggiori livelli di questo metabolita più frequentemente sviluppavano malattie di tipo cardiovascolare. Tuttavia se si assumono delle dosi ragionevoli di derivati animali i loro livelli rimangono comunque nella norma.   Questa molecola potrebbe rappresentare un target terapeutico e diagnostico futuro per trattare e anticipare lo sviluppo di problemi cardiovascolari.

In un altro studio dell’università della Florida i ricercatori hanno scoperto che il microbiota influenza l’asse renina-angiotensina-aldosterone in quanto alcuni batteri simbiotici producono ACE-inibitori che sono le molecole presenti nei farmaci antipertensivi più utilizzati.

Inoltre è stato scoperto che il microbiota interviene attivamente sull’asse dello stress in quanto è in grado di sintetizzare degli steroidi che riducono l’inattivazione del cortisolo agendo come inibitori dell’11β-idrossisteroide deidrogenasi 2 (11HSD2), impedendo la scomposizione del cortisolo.

Come abbiamo potuto vedere lo studio del microbiota relazionato alle malattie cardiovascolari ha permesso di individuare nuovi target terapeutici da tutti i punti di vista e in particolare:

  • Dietoterapici: permettendoci di aggiungere elementi per capire come gli alimenti influenzano lo stato di salute.
  • Diagnostici: identificando nei metaboliti target un possibile fattore predittivo nella diagnosi di diverse patologie.
  • Farmacologici: in quanto il microbiota è in grado di influenzare direttamente l’azione di alcune terapie abitualmente somministrate.

In conclusione il microbiota rientra a pieno titolo nei fattori eziopatogenetici che contribuiscono allo sviluppo delle malattie cardiovascolari e lo studio dello stesso ci permetterà di individuare nuove strategie terapeutiche oltre che approfondire le nostre attuali conoscenze.

Il suo coinvolgimento in maniera trasversale riguardo la salute dell’individuo include il microbiota in quella rivoluzione attuale del mondo della medicina che è volta sempre di più a sviluppare un approccio personalizzato, seguito dalla metabolomica e la metagenomica che hanno permesso di sviluppare una nuova ‘forma mentis’ nella cura delle patologie.

Paolo Tarzia - Personal Trainer Health & Wellness Coach
Mi chiamo Paolo Tarzia, sono fondatore del Team Health and Wellness Coach ed un consulente che non si occupa esclusivamente della tua forma fisica, intesa come muscoli e peso, ma della tua salute, dell’alimentazione e di tutto quello che ti può portare ad “essere in forma” nel senso più esteso del termine.