Il melograno è considerato nativo dell’Asia centrale e in particolar modo di un’area compresa tra l’Iran, il Turkmenistan e l’India settentrionale, sebbene, data l’alta adattabilità di questa pianta a svariate condizioni climatiche e varietà di suoli, esso viene coltivato in differenti regioni geografiche, tra cui il bacino del Mediterraneo, l’Asia e la California.
Circa il 50% del peso totale della melagrana corrisponde alla buccia e alle membrane carpellari che rappresentano una fonte importantissima di composti bioattivi, flavonoidi, ellagitannini, proantocianidina e minerali tra cui il potassio, l’azoto, il calcio, il fosforo, il magnesio ed il sodio.
Per questo motivo, i prodotti nutraceutici e i condimenti alimentati elaborati con estratti di buccia e membrane carpellari possono essere una fonte importante di tutti questi composti se trattati in modo corretto.
La parte commestibile della melagrana rappresenta circa il 50% del peso totale ed è formata nell’80% dagli arilli (parte carnosa) e nel 20% dai semi (parte legnosa).
La composizione dei chicchi di melagrana è la seguente: acqua (85 %); zuccheri (10 %), in particolare fruttosio e glucosio; acidi organici (1,5 %), in particolare acido ascorbico, citrico e malico; composti bioattivi come polifenoli e flavonoidi (in particolare antocianine). Inoltre, i chicchi di melagrana sono una fonte importante di lipidi in quanto i semi contengono acidi grassi che oscillano dal 12% al 20% del peso totale (peso asciutto).
Gli acidi grassi si caratterizzano per un elevato contenuto di acidi grassi insaturi come l’acido linolenico, linoleico, punico, oleico,stearico e palmitico.
Uno degli ambiti di ricerca di gran attualità e di massimo interesse è lo studio dei componenti bioattivi della melagrana e gli innumerevoli effetti sul miglioramento della salute umana.
Nello specifico, il consumo del succo di melograno ha mostrato efficacia nella riduzione della progressione del tumore alla prostata e contro altri tipi di cancro, nella protezione contro le malattie cardiovascolari, nell’attività antimicrobica e contro il diabete.
Molti di questi effetti a beneficio della salute umana sono stati associati alla capacità antiossidante del succo, che è stimata essere tre volte superiore rispetto a quella del vino rosso o del tè verde.
La buccia della melagrana è ricca di tannini idrolizzabili, in particolare punicalina, pedunculagina e punicalagina. Invece i semi sono ricchi di acidi fenolici, in particolare l’acido gallico e l’acido ellagico.
- L’acido ellagico è un tannino, una molecola altamente termostabile e possiede proprietà sia lipofile dovute ai suoi quattro anelli aromatici, sia idrofile dovute ai due sistemi lattonici a sei termini che funzionano da accettori di elettroni e quindi creano le condizioni per la formazione di legami a idrogeno. L’acido ellagico ha importanti attività biologiche tra cui antitumorali, antivirali, antimicrobiche
- Gli ellagitannini, quali punicalina e punicalagina, sono tannini idrolizzabili, composti non azotati con un peso molecolare compreso tra 300 e 20.000 Dalton. Questi composti hanno un ruolo fondamentale nella pianta in quanto sono antimicrobici, funzionalità dovuta alla capacità di formare complessi forti con le proteine e con i polisaccaridi, al fine di inibire la crescita microbica.
La punicalagina, è un composto presente solo nel melograno, ed è il composto fenolico più grande tra gli ellagitannini, con un peso molecolare superiore ai 1.000 Dalton. Ad esso è imputata la gran parte delle proprietà antiossidanti del succo di melograna. La punicalagina, presente in natura sotto forma dei due anomeri α e β, è presente quasi esclusivamente nella buccia. Presenta diverse proprietà farmacologiche, tra le quali proprietà anti-infiammatorie, antiprofilerativa, pro-apoptotica e antigenotossica.
È estremamente importante la composizione basata su acidi grassi essenziali (linoleico, linolenico e arachidonico) soprattutto per il suo contenuto in acidi grassi poli-insaturi.
Gli ellagitannini possono essere trasformati in urolitine; l’urolitina A potrebbe considerarsi il composto antinfiammatorio più attivo legato all’ingerimento della melagrana. Nel colon i processi antiinfiammatori potrebbero essere dovuti alla frazione non metabolizzata degli ellagitannini.
La punicalagina è il polifenolo con maggior peso molecolare conosciuto che si idrolizza in acido ellagico e si metabolizza nel tratto intestinale creando urolitine. Le punicalagine sono i composti che presentano una maggior capacità antiossidante o di cattura dei radicali liberi e sono responsabili del 50% di questa attività nel succo di melagrana, assieme ad altri tannini idrolizzabili (33 % dell’attività totale), e all’acido ellagico (3 %)
Le attuali ricerche in campo medico riguardanti le proprietà curative del melograno sono rivolte alla prevenzione contro tumori, malattie cardiovascolari, Alzheimer, malattie infiammatorie, malattie orali e cutanee, obesità, disfunzioni erettili, disturbi gastrointestinali, disturbi dovuti al diabete, cancro della prostata, delle mammelle e del colon, iperlipidemia, ipossia, invecchiamento, malattie cerebrali, e Aids. In particolar modo, gli studi legati al melograno sono finalizzati alla ricerca e all’inibizione di alcuni enzimi grazie ai composti fitochimici contenuti in questo frutto. Tra questi enzimi troviamo le metalloproteinasi, fattore di crescita vascolare endoteliale e le lipossigenasi.
L’aspetto che maggiormente ha attirato l’attenzione dei ricercatori è l’attività che ha il succo di melograno in campo cardiovascolare e tumorale.
Sono stati effettuati diversi studi in vitro, con animali e con umani, con diversi prodotti a base di melagrana per la prevenzione e la riduzione dell’aterosclerosi e l’ossidazione delle LDL.
Hanno analizzato l’effetto che svolge il consumo di succo di melagrana in uomini sani sull’ossidazione del LDL e hanno determinato che l’LDL diminuiva incrementando l’attività delle HDL di circa il 20%. Con l’ingerimento del succo di melagrana esiste un effetto favorevole sul progresso dell’aterosclerosi e, di conseguenza, sullo sviluppo di malattie coronarie.
Il Dottor Aviram ha effettuato diversi esperimenti con pazienti sani e ipertesi a cui ha somministrato succo di melagrana durante diversi periodi di tempo. Conclusi questi studi è giunto alla conclusione che la pressione sanguigna è diminuita del 36% dopo due settimane di trattamento con succo di melagrana. Questa diminuzione è stata possibile grazie all’elevato potere antiossidante dei polifenoli.
Per quanto riguarda invece il campo oncologico Albretch et al. (2004) hanno studiato l’effetto dell’olio di melagrana, dei polifenoli della buccia e delle membrane e dei polifenoli del succo fermentato sul tumore alla prostata. Tutti questi agenti separatamente frenavano la proliferazione in vitro di cellule tumorali su cellule umane di LCNaP, PC-3 e DU 145 dimostrando così un’evidente attività antitumorale dei prodotti derivati dalla melagrana sul tumore alla prostata.
González-Sarrías et al. (2009) hanno suggerito che l’acido ellagico e i rispettivi metaboliti come le urolitine A e B possono contribuire alla prevenzione del tumore al colon. Hong et al. (2008) hanno dimostrato che il succo e gli estratti di melagrana hanno un’elevata capacità di arresto della proliferazione e sono in grado di stimolare l’apoptosi nelle cellule tumorali della prostata. Recentemente, Koyama et al. (2010) hanno dimostrato che una cura sulle cellule LAPC4 della prostata con estratti di melagrana con un contenuto stabilizzato di ellagitannini (punicalagina) del 37% riduce lo sviluppo favorendo l’apoptosi.